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Jul, 2025

Grazie Suor Cecilia

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Dopo quasi 40 anni di preziosissimo servizio nella Comunità di Porcia, Suor Cecilia è stata trasferita dall’Arcobaleno alla Comunità Casa San Giuseppe in Spinea VE. A Lei va la nostra profonda gratitudine per tutto ciò che, grazie alle Sue straordinarie caratteristiche umane e professionali, ha donato ai bambini e ai ragazzi accolti rappresentando un riferimento necessario e fondamentale nella loro vita. A Lei va il nostro Grazie per la Sua presenza all’Arcobaleno, esempio di vita ispirata ai fondamentali valori umani della solidarietà, dell’amore e dell’aiuto al prossimo per noi operatori e per i volontari, per i membri della Comunità parrocchiale e per le tante persone che da Lei hanno ricevuto conforto e affetto. Il 1 Giugno tutta Porcia ha abbracciato Suor Cecilia e le ha conferito la cittadinanza onoraria.

Celebriamo la festa dell’Ascensione del Signore
Domenica 1 Giugno, Omelia della Messa del Grazie Suor Cecilia di Don Roberto Tondato

Gesù in quel suo andare in cielo da una parte apre una strada e segna la direzione del nostro cammino che non si ferma sulla terra, ma va oltre. Per questo ci è chiesto anche nelle nostre cose di saper guardare un po’ più lontano, di non fermarci alla prima impressione, ma di andare in cerca di un significato profondo.
Nell’andare in cielo Gesù ci porta anche un po’ con sé: non si è separato da quella carne di uomo intessuta nel grembo di Maria, inchiodata sulla croce, toccata da Tommaso nelle sue ferite. Quella carne uguale alla nostra è già in cielo. Così ci fa sperare che il Cielo comprenda la nostra fatica sulla terra. E a maggior ragione noi che qui camminiamo dovremmo diventare sempre più capaci di capirci nelle nostre fatiche, nelle nostre stanchezze.

L’ascensione di Gesù non è solo il definitivo ingresso di Cristo nel cielo, ma è anche il definitivo invio della Chiesa che da quel momento è chiamata a essere testimone: sa che deve annunciare, sa che deve andare.

Fino a dove? L’evangelista Matteo nel suo racconto dell’Ascensione raccoglierà queste parole di Gesù: “Fate mie discepole tutte le nazioni”. Non c’è limite. Non c’è confine.

Questa libertà di andare caratterizza la vita di chi, come Suor Cecilia e le sue Sorelle scelgono la via della speciale consacrazione. Ognuno dei discepoli del Signore è chiamato a restare dentro questa identità di mandato che viaggia secondo il vangelo con un equipaggiamento leggero (non ha due tuniche, non ha bisaccia), viaggia con una capacità di parlare con tutti, di rivolgere a tutti la parola senza discriminazioni, viaggia con la consapevolezza di non costruirsi una casa, ma sempre pronto a ripartire.

In questi anni trascorsi qui tra noi abbiamo ben percepito come Sr. Cecilia e le Sue Sorelle siano state capaci di questo, di un viaggiare leggero e nello stesso tempo di una capacità di dare tutto, in termini di fede, entusiasmo, condivisione, ascolto, aiuto, affetto.

Non possiamo che dire GRAZIE e nello stesso tempo diciamo che È STATO BELLO per dire al mondo la bellezza di una vita spesa nel nome di Cristo.

Basta andare, basta dire, basta dare?

No. Papa Leone diceva ai preti che sarebbero stati ordinati nella celebrazione: “viviamo in una Chiesa ferita, in un mondo ferito, in una umanità ferita. Non siamo perfetti ma è necessario essere credibili”.
Mentre diciamo grazie per queste testimonianze di autenticità ci auguriamo di crescere nella credibilità non fermandoci ad annunciare la speranza, la giustizia ma sforzandoci di essere uomini e donne di speranza, giustizia, fraternità. Buon cammino a chi parte e a chi arriva.

Il saluto più sentito a te Sr Cecilia, rendiamo grazie a Dio per il dono che ci hai fatto, di questi anni trascorsi insieme, delle tante energie spese, del tanto bene compiuto da te e dalle Sorelle che sono state qui a Porcia in tanti anni.

Preghiamo per te Suor Ci …
affinché giungano al tuo cuore
l’affetto e la riconoscenza
di coloro che hanno ricevuto il tuo bene

Preghiamo per te Suor Ci …
affinché il tuo cuore gioisca della stima e dell’amicizia
delle Persone che, lungo il cammino, hanno operato insieme a te
con pensiero e cuore, per costruire ponti e possibilità per la vita.

La dolce fermezza: Il dono più prezioso

La dolce fermezza, questo è uno dei doni più preziosi che ho ricevuto da Suor Ci: quella capacità di toccare il cuore dei bambini per poterli accompagnare nel loro cammino, con regole che non impongono ma orientano. Mi ha insegnato a cercare il buono in ciascuno, a leggere il significato più profondo dietro a certi gesti e parole. Per lei credere nel valore di ogni bambino è il principio di ogni cosa.
“Quando arrivano da scuola non chiedete mai ai bambini come è andata, ma piuttosto chiedete: siete felici?” – una semplice domanda che non ti insegnano tra i banchi di scuola, una domanda che “spiazza”, che apre dialogo, che fa sentire importanti perché qualcuno si interessa “di cosa porto dentro” più che “di quello che ho fatto”.
Suor Ci si soffermava a guardare gli occhi di ciascuno, grandi, piccini, e gli occhi degli educatori, per coglierne lo stato d’animo, e puntualmente arrivava quasi a sfiorare l’anima. È anche in quegli sguardi silenziosi, ma carichi di significato, che si crea un legame e si trasmette presenza.

Con lei, nei momenti più difficili bastava uno sguardo complice per sentirsi meno soli. Ma Suor Ci per stare accanto a bambini ed educatori lasciava qualsiasi cosa: “io ci sono, vi aiuto, mio marito mi aspetta!”

Ha sempre usato parole di cuore anche per incoraggiare gli educatori: “Guardatevi allo specchio, fatevi una carezza e ditevi ‘bravo’, andate avanti perché Gesù vi ama. Grazie, per quello che siete e quello che fate!”. E io continuo a dirle “Grazie” perché è stata una presenza forte, viva, per me un pilastro, il cuore dell’Arcobaleno.

Carla Taffarel

Il cuore di chi l’ha conosciuta

Suor Cecilia ha salutato l’Arcobaleno, ma non il cuore di chi l’ha conosciuta. Ci ha insegnato che l’accoglienza è una porta sempre aperta, un sorriso che sa di casa, una risata che unisce. Il suo carisma è stato contagioso, e la sua presenza come un profumo buono che riempie tutta la stanza.

L’insegnamento più grande è stato questo: lo sguardo posato sul bambino, non come uno tra tanti, ma come il centro di tutto. Prima di ogni ruolo, di ogni regola, di ogni parola.
E il suo coraggio di dire le cose con verità, non per apparenza, ma per autentica onestà.

Ha sempre avuto uno sguardo attento anche al benessere degli educatori, riconoscendo il valore di chi ogni giorno si spende con passione. È una persona vera e autentica, che ti entra nel cuore in modo diretto. Riesce a sdrammatizzare e alleggerire le situazioni, trovando sempre il modo di far sorridere, anche nei momenti più complessi. Perché, come ama ripetere — spesso nei momenti più seri e meno opportuni — “buona tutta la vita, mona neanche un minuto.” Un motto che è tutto il suo spirito: gentilezza sì, ma sempre lucida e sfrontata.

Marta Bravin e Marta Muranella

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