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Dec, 2025

Un diritto richiesto dai bambini: la socializzazione in presenza di Silvia Pase

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Il 20 novembre ricorre la Giornata Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza che richiama l’importanza di garantire contesti in cui i piccoli siano protetti, tutelati e ascoltati per affrontare con serenità la grande avventura di diventare adulti. Oggi assistiamo nel mondo ad atrocità nei confronti dei piccoli che provocano sdegno e incomprensione per la disumanità delle azioni inferte.
Ancor più dobbiamo prestare attenzione a preservare e alimentare, nel nostro piccolo, la libertà di espressione individuale e collettiva dei più piccoli e dei giovani. In Equipe abbiamo condiviso l’importanza che i bambini e le bambine socializzino anche fuori dai contesti scolastici e dalla famiglia. Per i motivi più validi (tempo dei genitori chiamati al lavoro, preferenza dei nonni a rimanere a casa, migrazione in un nuovo contesto, diffidenza verso il quartiere oppure sono i fratelli grandi ad occuparsi dei piccoli…) si osserva nei bambini e nelle bambine una grande necessità di maturare competenze relazionali che si costruiscono in famiglia e nei gruppi spontanei (preferibilmente tra pari) ma anche tra gruppi eterogenei.

L’essere accolti e imparare a restare in relazione è uno dei desideri più ricercati nei bambini e nelle bambine e lo esprimono in modo semplice e talvolta timido o reticente, attraverso la volontà di giocare ma “finalmente non da soli”. Scatta la curiosità verso ciò che fanno gli altri, lo sguardo sveglio quando si programma un’uscita di gruppo, lo scambio di oggetti personali segno di amicizia, il bisogno di raccontarsi a lungo e trovare qualsiasi modo per ridere tra loro.
L’uso dei dispositivi elettronici ha cambiato il modo di percepirsi e percepire l’altro. Tuttavia, salvaguardare il diritto alla socializzazione in presenza, al gioco libero con i pari, alla scoperta di ambienti altri dalla famiglia, all’incontro in presenza con altre famiglie, all’appartenenza ad una comunità sono comportamenti appresi che per non andare perduti, richiedono nei confronti del bambino accompagnamento ed esempio.

I modelli siamo noi, preferibilmente in modalità Adulta, giovani o vecchi, veloci o lenti, perfettibili e appassionati, a cui spetta il compito di predisporre i contesti in cui fare avvenire l’incontro tra i bambini e le bambine, perché si misurino, colgano la sensazione di essere capaci, comprendano di poter intervenire e modificare l’ambiente o il gioco stesso e per prove ed errori apprendere nuovi codici relazionali e di pensiero. Abbiamo anche una responsabilità che è quella di valorizzare tutto ciò che eleva e umanizza. La relazione, lo scambio, il gruppo sono i contesti in cui l’espressione di sé, le emozioni, l’appartenenza, le caratteristiche di umanità verso gli altri dei bambini e delle bambine possono svilupparsi. E sono un tesoro prezioso che va custodito e coltivato.
Il “compito di sviluppo” di noi adulti?
Un esercizio di traduzione dal sapere come fare socializzazione alla messa in pratica nelle relazioni, consapevoli che ciò richiede più impegno e intenzionale presenza.

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